"Mi piace Qui"

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Immagine realizzata con Canva. Copertina di Here di proprietà di Richard McGuire, locandina di proprietà della Miramax

Il titolo è in realtà un omaggio all'ultima battuta che si sente nel film (Sarebbe "Mi piace qui"/"I like Here") e non ho trovato frase migliore per parlare di questo film che ho adorato dall'inizio alla fine per tante ragioni diverse. Here è l'adattamento cinematografico dell'omonima graphic novel di Richard McGuire pubblicata nel 2014. Il fumetto è un elegante esercizio di stile dove si immagina di avere l'inquadratura fissa su un luogo e attraverso dei riquadri si mostrano dettagli di quella inquadratura nei secoli, raccontando così spaccati della vita delle persone che lo hanno vissuto. Un esercizio per nulla banale e che richiede una notevole capacità sia narrativa che di costruzione della tavola per permettere al ritmo di tenersi alternato durante la successione tra momenti temporali diversi. Ho una copia a casa dell'edizione italiana e sono riuscito a farmela dedicare dall'autore, sapendo di cosa trattava il film ero curioso di vederlo. Here (il film) riesce a ricreare il meccanismo della novel, ma adattandolo perfettamente al medium cinematografico. I passaggi temporali e le sequenze con i riquadri sono sorprendenti. La narrazione scivola tra gli anni, i secoli e i millenni con passo elegante, senza mai creare degli strappi, ma dando un ritmo al racconto che segua le necessità drammaturgiche. Non ci si annoia mai, le storie sono sempre interessanti, i personaggi appassionano. Il lavoro registico e attoriale è meraviglioso, ma non c'è da stupirsi visto chi è coinvolto.

Il trio formato da Tom Hanks, Robin Wright e il regista Robert Zemeckis, fa volare i ricordi a quella perla che è Forrest Gump e li ritroviamo qui nuovamente insieme a collaborare con lo stesso affiatamento di un tempo. A loro, inoltre, si accompagnano altri attori altrettanto bravi. Fra tutti spicca Paul Bettany (Visione) che interpreta il padre di Tom Hanks. Lo vediamo da quando acquista la casa insieme alla moglie, fino alla sua dipartita, lungo tutta la sua esistenza. Riesce a mostrarci un ventaglio di emozioni che va dal triste e drammatico, allo scanzonato e comico. Sebbene sia Richard, suo figlio, il protagonista, capita che spesso gli rubi la scena e nel momento in cui scrivo, sarei curioso di fare un confronto del minutaggio in scena dei due personaggi.

Fa molto impressione come l'uso della IA abbia permesso di ringiovanire o invecchiarli in base al racconto. L'effetto è sorprendente, ma ammetto che mi ha lasciato una punta di preoccupazione su quanto questa tecnologia sia molto più avanti di quanto pensassi.

Penso, inoltre, che Here sia anche una visione interessante per chi pratica il teatro d'improvvisazione. Ci sono tecniche narrative, cambi scena, lo svolgere tutto in un solo luogo, che sono elementi conosciuti per chi studia improvvisazione. Vederli messi in atto al cinema è da una parte molto appagante (ti senti figo a saper riconoscere l'uso di quello stratagemma per effettuare un cambio scena), mentre dall'altra è un'ottima fonte di ispirazione per chi pratica questo stile di teatro.

Sono uscito di sala molto contento di averlo visto e consiglio a tutti di recuperarlo appena ne avete occasione.

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